La conoscenza è vita

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L’indio si aggirava nella foresta in cerca di qualcosa da riportare all’accampamento, frecce nella faretra e un legno affilato per recidere qualche pianta, o estrarre un tubero. Lo sguardo si posa su una pianta che stranamente non conosce. La estirpa alla radice, che sembra carica di liquidi. Ne assaggia le foglie: troppo coriacee! Poi mangia un po’ dell’apparato radicale, ne esce un liquido appiccicoso, chiaro, amaro. Dopo poco si accorge che il malessere che lo attanagliava dalla sera prima, un senso di spossatezza generalizzato, è sparito. Nei giorni seguenti torna nello stesso luogo e trova altre piante. Le distribuisce all’accampamento. Chi stava poco bene sta subito meglio.

A partire da quel giorno tutti stanno bene. E anche se nella piccola tribù non esiste un capo, lui diventa tra le persone più autorevoli e rispettate. Tutti, stupiti e felici, gli domandano di rivelare il segreto della guarigione ma, per il desiderio di mantenere il suo nuovo status, rifiuta categoricamente.
Un giorno l’indio guaritore si ammala. Non può parlare né muoversi. Nessuno sa come intervenire: solo lui conosce la pianta dalle radici magiche. E il villaggio intero assiste impotente e disperato alla morte del guaritore. A partire da quel giorno gli indios continuarono a morire, a causa dello stolto egoismo di quell’uomo.

La storia viene raccontata dagli anziani ai giovani per metterli in guardia dal pericolo dell’egoismo. Quello che abbiamo o sappiamo è per il bene di tutti. Meglio condividere sempre. È la nostra ricchezza ed è letteralmente la nostra assicurazione sulla vita. La conoscenza è vita